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Stefano Bellezza
Come gli Elio ti cambiano
la vita
Sogno di una notte di inizio estate...
Nel boschetto capitolino, anno circa 1994, i due giovani Stefano e Riccardo si incontrarono dopo essersi telefonati varie volte da quando, anni prima si conocquero. I loro peni si erano già in altre occasioni incrociati in segno di reciproca stima, in quanto Stefano ammirava la capacità di Riccardo di riempire le stanze di colpi e Riccardo, a sua volta, restava puntualmente frastornato quando sentiva le pirotecniche esibizioni di Stefano alla chitarra alto con la leva. Mai, però, era stato dato loro di suonare insieme. Al massimo, immaginare quanto sarebbe stato bello fare questa o quellaltra cosa. Provenivano entrambi da esperienze musicali di grande shpessore: capisaldi, brani quali "Anarchy in the UK", quasi tutti gli Who, i fondamentali Skiantos ("Largo all'avanguardia, pubblico di merda"). E i Living Colour. Mortalmente seri. Ma molto zappiani, a modo loro.
I due giovani, non avvedendosi della trappola in cui INVARIABILMENTE si caccia chiunque decida di mettere su un simpatico complessino, ci si gettarono con tutte le scarpe. Arruolarono Domenico, anni prima cantante ideale di Stefano in un precedente complessino. E Flavio, bassista con un sacco di corde (da quattro a dieci, a seconda). Iniziarono a mettere su una sequela di cover (e chi ha più tempo di comporre?) basandosi sul sound dei quattro simpatici succitati negretti, aggiungendoci un po' di Hendrix, qualche rocchetto assortito e persino qualcosa di Joe Jackson. Erano ovviamente bravissimi. O, almeno, così stava scritto all'articolo 1 dello statuto del gruppo.
La loro fama tracimò rapidamente dal condominio e presto fioccò la prima offerta di un sugoso concerto: nientemeno che una partecipazione gratuita a una manifestazione estiva nell'incantevole cornice del campo sportivo di Formello (RM).
Sorse il problema: come chiamarsi? Avevano appena formulato la domanda, che il cielo si oscurò. Fra le nubi comparve uno spiraglio, e da quello un raggio di luce, e in quello una divinità superna, ed Egli aveva folti sopraccigli, e così parlò: "Cercate nel vostro passato, cercate nel vostro cuore, cercate fra i vostri dischi. Chi siete voi si cela colà".
Nella sua infinita saggezza, il sommo Essere aveva svelato la strada. Dopo giorni di meditazione, appeso per lo scroto per meglio assentarsi dalle futilità del mondo, Stefano ebbe visione del proprio passato di mod, e delle canzoni che fecero grande il beat italiano, e della summa di tutte esse. Ed essa era (ovviamente) un prodotto della manifestazione terrena dell'Essere superno: Elio e i suoi Le Storie Tese. Ed essa aveva un nome, I giovani con i blue-jeans. Di colpo, ai quattro fu chiaro che nelle parole immortali della Canzone erano gli ideali per cui avevano a lungo sofferto e combattuto. Detto fatto, il gruppo si chiamò I giovani con i blugìns, e la canzone ne divenne l'inno.
L'apparizione dal vivo fu travolgente, ai quattro furono attribuiti onori adatti a un semidio, e tutte le giagazze se ne contesero ricordi: tocchi di forfora, un cappero del cantante, preziose stille di batteristico sudore. Come sempre, muore giovane chi è caro agli dei. Quell'apparizione del complessino fu l'unica e non ne seguirono altre. I nostri sono ormai ai quattro angoli del mondo a incanutire. Ma le loro gesta di quella sera, presso i formellesi sono ancora leggenda.
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